LOPHIUS - Bore Poddighe, un poeta censurato
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Il biografo più autorevole di Salvatore Poddighe è sicuramente Giampaolo Mura (Sa Mundana Cummedia, a cura di Giampaolo Mura, Editrice Sarda Artigiana, Cagliari, 1980). La maggior parte dei seguenti dati proviene dal suo libro.

Salvatore (‘Bore’) Poddighe nacque il 6 gennaio 1871 a Sassari per – come enfatizza ogni biografo sardo – essere trasferito subito al paese della sua famiglia, Dualchi. Bore Poddighe è ‘il poeta dualchese’. Ci abitava fino al suo diciottesimo anno di età. Suo padre Bachisio era bracciante e godeva di una certa reputazione come poeta. Un’ode alla sua fidanzata e futura moglie è tuttora conosciuta.
Salvatore Poddighe avrebbe imparato a leggere e scrivere da una cugina. Per tutta la sua vita fu un accanito lettore, ma nelle tradizionali polemiche tra i poeti popolari fu talvolta schernito per la sua mancanza di cultura.
A diciotto anni si spostava nell’Iglesiente al sud della Sardegna per lavorare nelle miniere. Già allora stava acquisendo fama come poeta e improvvisatore. Frequentava le feste di paese e complementava il suo basso stipendio di minatore con la vendita delle sue opere. Nel 1910 cercava per un breve periodo la sua fortuna a Torino, ma fu costretto a tornare perché sua moglie non sopportava la città e si ammalava. Forse ha anche partecipato a un progetto di ‘coltivazione’ in Tunisia.
Poddighe finiva la prima parte della Mundana Cummedia nel 1917. Era pubblicata dalla Tipografia Varsi in Iglesias in 1000 esemplari. Nel 1924 furono pubblicate tutte e tre le parti, anche da Varsi, in una tiratura straordinariamente larga di 3500 esemplari.

L'anticlericalismo era un tema molto frequente tra i poeti sardi, secondo Mura almeno quanto i gosos (poesia religiosa). Mura considera una caratteristica originale della Cummedia, che il poeta andava oltre il confronto tra la dottrina e la pratica della religione e non esitava a respingere tutta l'idea. Tutte favole per nascondere che il mondo sarebbe stato un paradiso una volta abolito il possesso. Poddighe era un militante socialista (di quell’epoca). Mura sostiene che Poddighe abbia inserito alcuni versi (I, 55 e.segg.) specificamente per sopprimere ogni sospetto di covare delle idee anarchiche. Nella conclusione della Cummedia egli fa un appello ai ‘ricconi’ di tornare all’amicizia che avevano da ragazzi. Mura osserva che qui parla chiaro la provenienza rurale del poeta.

Nel 1932 i fascisti, su istigazione dei vescovi, iniziavano le loro azioni contro i poeti popolari. Nel 1935 fu emanato un ordine di sequestro dell’opera contro Poddighe. Il questore cagliaritano Laudadio vietava la distribuzione delle sue opere. Un'altra vita derubata dal suo senso. Poddighe cadeva in una profonda depressione. Tre anni dopo si suicidava. Suo figlio più giovane, Virgilio (Virgilio – inutile dirlo ai lettori italiani – faceva la guida di Dante nella Divina Commedia) all’epoca aveva ventuno anni. Questi ha fatto pubblicare negli anni ‘50 – con molta fatica, tanti editori rifiutavano – un’edizione espurgata della Mundana Cummedia.

Oggigiorno questo libro non è più ottenibile nelle librerie e nemmeno l’edizione di Mura. Nel frattempo ci sono invece varie pubblicazioni della Cummedia su Internet.

Giustificazione

Per le traduzioni in olandese e inglese della Cummedia ho usato principalmente il testo della ‘edizione popolare’ di Antonio Cuccu, da me comprato sul mercato di Nuoro dallo stesso editore. Qualche deviazione di questo testo ho trovato nella versione pubblicata su Ichnussa (http://www.poesias.it/), l’eccellente sito web sulla poesia sarda. Le deviazioni più vistose, i versi II, 12 e II, 42 sono state dovutamente marcate.

Ho tradotto quanto più possibile ‘alla lettera’. La poesia sarda è fatta per essere cantata, con un coro che rimbomba il suo consenso nel retroscena. A variazioni eleganti di immagini conosciute, o a battute particolarmente ben formulate, il pubblico applaude. Di tutta questa atmosfera la traduzione non rende niente. Gli enjambement, cruciali per la presentazione della battuta, li ho preservati nella traduzione per quanto me lo consentivano le leggi sintattiche - e spesso anche se non me lo consentivano, con risultati talvolta piuttosto scricchiolevoli. Il vantaggio che mi auguro è che i lettori si incuriosiranno della lingua sarda, confrontando la traduzione con l’originale.

Vorrei concludere con un appello ai lettori. Qualora segnali un errore o un possibile miglioramento, La prego di comunicarmelo senza indugio (veda l’indirizzo e-mail quaggiù). Il Suo contributo sarà riconosciuto tramite una nota a piè.

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