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Una volta iniziata la lettura di Deledda è difficile a non consumare un mucchietto dei suoi libri uno dopo l'altro. Sono romanzi di 'genere', come lo sono quelli di Karl May, o Conan Doyle o Stephen King—libri che ci portano in un mondo pieno di problemi che non assomigliano per niente ai nostri propri problemi. Il genere di Grazia Deledda era il romanzo pastorale. L'ambiente è la Sardegna intorno alla fine del penultimo secolo, una società nettamente divisa in classi. La materia principale per i conflitti consiste in denaro e sesso. Come contrappunto c'è un'aspirazione piuttosto medioevale alla purezza e l'ascesi. La scrittrice era una donna interessante, che non è mai stata apprezzata per il suo valore reale, neanche dopo aver ricevuto il premio Nobel (nel 1926, per il labirintico Canne al Vento). Grazia Deledda proveniva da una famiglia di nobiles a Nuoro, il capoluogo della famigerata Barbagia sarda. Come di solito per le donne di alta estrazione dell'allora Sardegna, non percorse più di quattro classi della scuola elementare. Già in età molto giovanile creava una considerevole distanza intellettuale tra se e il suo immediato ambiente. Era costretta a scoprire le cose da sola e lo faceva: leggeva, osservava, interrogava. Una delle caratteristiche della sua arte narrativa è l'originalità e la scrupolosità delle sue descrizioni, dai suoi tramonti fino alla sua conoscenza sorprendente della libidine maschile. Ella possedeva la grinta e la serietà disinteressata di una scienziata dedicata. I suoi romanzi, per quanto siano fantasiosi, fanno trasparire questo suo atteggiamento empirico al punto da far pensare talvolta a degli sperimenti behavioristici. Durante la sua vita la scrittrice fu spesso accusata di mancanza di filosofia, ideologia oppure religione. Nella realtà anche lei stessa è assente nei suoi libri: la scrittrice si limita alla descrizione—ora con osservazioni generiche di eventi e retroscena, ora in dettagli ad alta risoluzione i quali hanno l'effetto di convincere il lettore che lei è stata davvero lì a registrare le cose—in che modo viene seminato il vento e come, in conseguenza, viene raccolta la tempesta. La Sardegna, il retroscena per tutti i romanzi di Grazia Deledda, era—ed è tuttora— una nicchia culturale di Europa, una zona dove la feudalità è proseguita presocché indisturbata fino al tardo Novecento e dove l'arbitrio umano e divino è tuttora un fenomeno del tutto normale. Qui di seguito qualche lavoro di Grazia Deledda in sinossi. Si vedrà che con gli anni qualche spirito faustiano ha invaso il suo laboratorio. LA VIA DEL MALE (1896) Pietro entra al servizio della famiglia preminente Noina. Zio Nicola Noina, di provenienza povera, è il marito della ricca Zia Luisa. Maria, la figlia, è bella ed arrogante. Pietro annuncia a Sabina, la cugina povera di Maria, che chiederà la sua mano (quella di Sabina). Maria s'ingelosisce e così Pietro si permette di innamorarsi di lei (Maria). Egli riesce a conquistarla e le promette di diventare ricco. Pietro è mandato ad un posto lontano per arare. Durante la sua assenza il ricco proprietario di terreni Francesco Rosina chiede Maria in sposa. Pietro invece viene falsamente accusato di furto di bestiame e fermato per tre mesi. Nel carcere egli apprende del fidanzamento di Maria e Francesco. Francesco viene assassinato durante la luna di miele nella sua tanca. Dopo cinque anni di lutto Maria sposa Pietro che nel frattempo è diventato un promettente mercante di bestiame. Sabina si sposa con il cugino di un pastore che sa che Pietro e Antine hanno ammazzato Francesco. Dall'Algeria, dove lei ed il suo marito lavorano in una coltivazione, Sabina manda una lettera con la verità a Maria. Ora Maria, tutta rigettata a se stessa, deve fare la scelta tra lo scandalo e la conseguente decadenza della sua casa, o l'accettazione del male e la salvezza, anche se a mezzi criminali, del suo nome e tenore di vita. Ella si rende conto di aver già anteriormente fatto la scelta per la via del male. LA GIUSTIZIA (1899) La famiglia Arca, nobiles in un posto sperduto della Barbagia. Don Piana, reduce di tre matrimoni, senile, è rimasto con un figlio ed una figlia. La figlia Silvestra è unica residente di un convento che comunica con la casa paterna tramite un tipo di sportello rotante. Un altro figlio, Carlo, è stato ammazzato, si suppone dal bandito Filippo Gonnesa. Carlo era sposato con Maria, di provenienza povera. Sin dalla morte del marito ella viene respinta dalla casa Arca. Dopo un attacco di influenza, Stefano si innamora di Maria, le rimane appiccicato e la sposa. Inizialmente lei è trattata male dal vecchio e dalla serva Serafina. Col passar dei mesi Stefano dimentica la sua cotta, ma non si mostra un cattivo marito. Silvestra, la monaca, risulta di aver avuto dei rapporti con Filippo Gonnesa. Stefano dubita della colpevolezza del latitante, soprattutto quando si accorge che il colono che deve essere il primo testimone è un tipo losco. La madre di Maria, come altre donne risolute da Deledda provvista di baffetti, porta pacchi di denaro al processo per aizzare le persone che contano contro Gonesa. Stefano assiste impassibile. Gonnesa viene condannato in contumacia, ma il colono inaffidabile viene messo in carcere per falso testimonio. Rincasando a cavallo, Stefano incontra il figlio del colono e gli parla in tono arrogante. In risposta il figlio gli fa sapere che Silvestra nasconde Gonnesa. Stefano abbraccia Maria, che durante il processo ha partorito un figlio e si è riconciliata con il vecchio. Poi si siede nel giardino ad aspettare. Dopo aver osservato come Filippo Gonnesa è entrato nel convento di Silvestra attraverso un tubo di scarico, lo denuncia alla polizia. EDERA (1908) L'orfana Annesa è serva in una famiglia ricca in via di decadenza accelerata. L'erede Paulu, giovane vedovo, è in giro da una sagra all'altra. Annesa e lui hanno un legame segreto. La casa è condivisa da uno zio anziano e ammalato che non vuole morire. Paulu giura che si suiciderà se non gli riesce di farsi prestare denaro. Parte per fare il giro tra gli amici. Annesa si è disperata del giuramento di Paulu al punto di considerare l'assassinio del vecchio. Paulu ritorna illeso dal suo viaggio, ma accudendo al suo cavallo arriva in ritardo per impedirle di strangolare lo zio. Tutta la famiglia viene arrestata. Annesa viene nascosta dal parroco. I carabinieri non trovano prove che la morte dello zio era violenta e tutti vengono rilasciati. Ora Annesa trova Paulu troppo frivolo e istrionico per sposarlo e cerca un posto come serva a Nuoro. Dopo qualche anno la madre di Paulu viene a chiamarla per salvare la casa ormai in rovina ed i suoi abitanti in fin di vita. Il libro conclude con l'immagine straziante di Annesa che dalla finestra della cucina contempla un monte lontano di cui la sagoma assomiglia alla schiena di un uomo addormentato. LA MADRE (1920) Paolo è il figlio di un'orfana povera e maltrattata e dello zio di lei, un servo-mugnaio. Egli cresce in un seminario dove sua madre fa la lavapiatti. Dopo la confessione i preti lo obbligano di baciare le sue mani screpolate. Anche lui diventa prete e ritorna assieme alla mamma al suo paese natio, Aar. In Aar le donne hanno le teste 'grandi e rettangolari'. Per 100 anni il paese non ha avuto un prete e poi un parroco che, dopo aver fatto costruire con i propri soldi un ponte per liberare il paese dal suo isolamento, si fraternizzò con i maschi inselvatichiti. Poco prima della sua morte ha fatto scavare un tunnel tra il cimitero e la parrocchia. Paolo viene sedotto da Agnese, di provenienza ricca. Egli non cerca di soddisfare i suoi desideri repressi ma vuole arrivare ad un'esperienza sublime, la quale sembra di manifestarsi poco prima dell' orgasmo. Il prete precessore appare alla madre, le ordina minacciosamente di lasciare il paese e le lascia le sue calze turchesi per rattopparle. Incredulo a se stesso, Paolo effettua un esorcismo su una ragazza indemoniata e dà gli ultimi sacramenti ad un eremita. Quest'uomo di apparente santità risulta di aver peccato mettendo delle trappole crudeli per animali da pelliccia. Paolo è assistito da un piccolo sacrestano, Antioco, il figlio di un'alberghiera e usuraia. Antioco è un omino furbo, malizioso ed ambizioso che sente la vocazione di diventare prete. Da una conversazione nel bar con la madre appare la sua sincera convinzione. A diffferenza di Paolo e sua madre, per Antioco il celibato del prete è una cosa naturale e normalissima. Con un pretesto Agnese riesce ad avere un nuovo incontro con Paolo. Quando lui non si fa sedurre, ella annuncia che proclamarà i loro peccati dal pulpito. Nel frattempo la madre trascorre momenti di ansia e paura—che poi risulta infondata— che il vecchio prete ritornerà per 'possederla'. Paolo sfida la sorte e và in chiesa. La madre, informata della minaccia di Agnese, si colloca vicino all'ingresso della chiesa. All'ultimo momento Agnese ci ripensa. La madre è morta, appoggiata al muro della chiesa in modo che fa pensare che protegge la costruzione dal crollo. IL SEGRETO DELL'UOMO SOLITARIO (1921) Il protagonista, Cristiano, è vedovo di una donna ricca, la quale in vita è stata trattata così male da lui che l'ha fatto rinchiudere per otto anni in un manicomio. Dopo la sua morte Cristiano è stato rilasciato. Ora abita in una casetta al mare, deciso a purificarsi tenendosi al più lontano possibile dal pullulare della gente. Già nelle prime pagine però egli spinge Ghiana, il cui marito sta guadagnando i soldi in Australia come taglialegna, nel suo letto. Ghiana è bruna e primitiva e vende ortaggi che ci vengono descritti con gusto. Spesso la troviamo seduta, i seni semicoperti 'come una schiava bella e triste' sull'orlo del letto. Nelle ultime pagine del libro apprendiamo che lei già da un pò è a conoscenza del passato di Cristiano e lo perdona per averla messa incinta. (Apprendiamo altresì, tra le righe, che ha i piedi grandi). Passata la curva della strada, fuori vista, lei apre la busta che Cristiano le ha dato e conta il denaro contenuto. Sarina è una donna bella e cosmopolita. Una nevrosi ha portato il suo marito in uno stato quasi vegetativo. Lei ha comprato una casa al mare sperando che l'aria gli farà del bene. In un momento di inosservanza egli scappa dal suo letto. Durante una tempesta notturna Cristiano sente che qualcuno chiama il suo nome 'come uno che non sa come pronunciarlo'. Nella sua pazzia il marito di Sarina percepisce più cose di mortali comuni, ma non è in grado di usare questa conoscenza in modo utile. Ogni tanto prova a mordere la mano di sua moglie. Cristiano viene convertito all'umanità quando si realizza di essere innamorato di Sarina. Ora gli istinti materni di Sarina si concentrano con tutta la loro veemenza su di lui. Cristiano confessa il suo passato. Dopo un'assenza spettrale, lei viene a visitarlo nel mezzo di una notte lunare quando lui nella sua casetta sta strofinando il suo gatto che spruzza scintille. Con grande sforzo di carattere Cristiano la respinge, perché si realizza che, come il marito defunto, egli non è più adatto a vivere nel mezzo dell'umanità. In un epilogo di due frasi ci viene comunicato che Cristiano, una volta passato il peggio della tristezza, va a visitare il suo figlio. Qualche libro da scaricare gratis: archive.org: La Via del Male> archive.org: Edera academia.edu: La Madre readbeyond.it: La Volpe (Audio + EPUB) nilalienum.it Cosima nobeldeledda.wordpress.com: Dopo il Divorzio archive.org: Elias Portolu archive.org: Canne al Vento (letto da Enrica Giampieretti) |